Negli ultimi anni, i numeri della chirurgia estetica sono aumentati tantissimo nonostante la crisi. Tra gli interventi più richiesti, troviamo quelli al seno, in particolare la mastoplastica additiva, l’intervento finalizzato al suo aumento di volume, e la mastopessi, operazione chirurgica che prevede il riposizionamento dei tessuti mammari che hanno perso tono a seguito di un forte dimagrimento o di una gravidanza. In questo caso, la paziente può richiedere anche un aumento di volume ed entrano in gioco le protesi mammarie.
Questi dispositivi medici sono utilizzatissimi ma, in alcuni frangenti, possono risultare difettosi e provocare dei danni anche gravi. Vediamo, nelle prossime righe, quali possono essere e come chiedere il giusto risarcimento.
Come prepararsi a un intervento con protesi mammarie
Per avere maggiori garanzie di buona riuscita di una mastoplastica additiva o di una mastopessi con protesi, è necessario approcciarsi in maniera adeguata all’intervento. Prima di tutto è fondamentale rivolgersi solo a chirurghi specializzati. Ormai il web è una miniera preziosa d’informazioni utili a capire se la persona che si sta pensando di scegliere si aggiorna costantemente e ha all’attivo un numero importante di interventi. Importante è altresì avere la possibilità di vedere i “prima e dopo” (sul sito o sui social del professionista dovrebbero essere presenti).
In sede di visita pre operatoria, è cruciale informare il chirurgo scelto sui farmaci che si assumono e, se possibile, mostrargli il referto della visita mammografica, che in ogni caso è meglio fare prima dell’intervento.
Se si punta, comprensibilmente, a non avere problemi una volta impiantate le protesi, è fondamentale anche seguire pedissequamente le indicazioni date dal chirurgo. Tra le principali rientra il fatto di dire addio alle sigarette – il che fa bene in generale, al di là della preparazione alla chirurgia estetica – e di cessare l’assunzione di aspirina.
In vista dell’intervento, è altresì obbligatorio farsi rilasciare quello che è definibile, a ragione, come un vero e proprio patentino dell’impianto. Di cosa si tratta? Di un documento caratterizzato dalla presenza di informazioni in grado di identificare l’impianto utilizzato in sala operatoria. Si parla nello specifico di dati come il numero seriale, la tipologia di protesi, il suo volume, tutti fondamentali per la tracciabilità.
La paziente, inoltre, deve leggere con molta attenzione il consenso informato, dove sono contenuti tutti i dettagli sulle possibili complicanze (p.e. l’insorgenza di ecchimosi).
Cosa si intende per protesi mammarie difettose?
Quando si utilizza l’espressione “protesi mammarie difettose”, si inquadrano diverse situazioni. Si può parlare, per esempio, dell’insorgenza di complicanze come la contrattura capsulare, circostanza in cui la protesi ruota su se stessa, dando vita a un quadro a dir poco fastidioso.
Nel corso degli anni, si è più volte parlato anche di protesi mammarie che hanno causato patologie neoplastiche. Questo è il caso, per esempio, delle protesi PIP, ritirate dal mercato da più di dieci anni. Doveroso è citare anche la recente questione relativa alle protesi testurizzate, il cui utilizzo e la cui produzione sono stati sospesi in attesa di accertamenti relativi alla loro connessione con l’insorgenza di linfomi.
Da non dimenticare è poi il fatto che, per poter parlare di buona riuscita dell’intervento di mastoplastica additiva o di mastopessi con protesi, è necessario che sia stato fatto di tutto per minimizzare le cicatrici. Cosa dire, invece, della simmetria? Che si tratta di un altro dettaglio essenziale per la buona riuscita dell’intervento.
In quali casi è possibile chiedere un risarcimento?
In quali casi, a seguito di una mastoplastica additiva o di una mastopessi con protesi, è possibile procedere alla richiesta di un risarcimento danni? Davanti a eventualità come la negligenza palese da parte del chirurgo – un esempio da chiamare in causa è quello del posizionamento errato – o la sua diagnosi errata.
In questi frangenti, la paziente può agire sia contro il professionista, sia rivalendosi nei confronti della struttura dove quest’ultimo ha svolto l’intervento. Un caso ulteriore da considerare riguarda le protesi realizzate con materiali dannosi per la salute (riprendiamo ancora una volta l’esempio delle protesi PIP, che venivano fabbricate con silicone industriale e non con quello medico). In quest’ultima circostanza, è facoltà della paziente chiedere i danni anche alla casa produttrice dell’impianto.
Il risarcimento può essere di due tipi:
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Patrimoniale: la paziente potrà chiedere indietro i soldi dell’intervento, ma anche ricevere un indennizzo economico per quanto di non guadagnato per causa dell’eventuale assenza dal lavoro durante la convalescenza. Può essere rimborsata anche dei soldi spesi per la mastoplastica additiva o mastopessi secondaria;
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Non patrimoniale: in questo caso, si prendono in considerazione danni come gli effetti psicologici derivanti dal fatto di non sentirsi a proprio agio con il fisico, per non parlare delle possibili ripercussioni sulla vita intima e sulla possibilità di essere concorrenziali sul mercato del lavoro.
Per ottenere un risarcimento in caso di protesi mammarie difettose, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un avvocato specializzato in casi di malasanità, portando con sé tutta la documentazione dell’intervento.
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