La mastoplastica riduttiva è un intervento estetico molto diffuso. La sua finalità è quella di ridurre il volume del seno quando l’indicazione medica è l’iperplasia mammaria.

Meno frequente rispetto alla mastoplastica additiva, questo intervento estetico è chiamato in causa non solo per questioni estetiche, ma anche per ragioni funzionali. Tra queste rientra il fatto che, nel momento in cui le mammelle sono di dimensioni eccessive, è possibile avere a che fare con problemi alla schiena.

Nel momento in cui si decide di sottoporsi alla mastoplastica riduttiva, è fondamentale rivolgersi a specialisti con esperienza – molto utile, prima di prenotare la visita, dare un’occhiata ai risultati degli interventi – in modo da evitare problemi di salute.

Nonostante ciò, in caso di mala gestione del caso clinico, è possibile, dopo essersi rivolti a uno studio legale, chiedere il risarcimento danni. Scopriamo qualcosa di più nelle prossime righe.

I danni possibili dopo una mastoplastica riduttiva

I danni con i quali, purtroppo, si può avere a che dopo una mastoplastica riduttiva sono diversi. In questo novero è possibile includere i casi in cui, non svolgendo al meglio il suo lavoro, il chirurgo non ha fatto il massimo per minimizzare gli esiti cicatriziali dell’operazione.

Ricordiamo che, in confronto alla mastoplastica additiva, l’intervento di riduzione del volume del seno è più complesso. Alla luce di ciò, quando lo si chiama in causa si inquadra l’impossibilità di svolgerlo in day hospital, scelta che, invece, viene considerata di frequente quando si ha a che fare con la mastoplastica additiva.

La mastoplastica riduttiva può presentare un risultato poco gradevole e non di successo anche nei casi in cui l’asimmetria tra le mammelle è palese.

Una parentesi a parte deve essere dedicata alle complicanze insorte a causa della mancata igiene in sala operatoria. Per evitare di trovarsi in situazioni del genere, è cruciale, in fase di scelta del chirurgo a cui affidarsi, informarsi molto bene anche sulle strutture presso le quali opera e ricordare che, nel momento in cui ci si dovesse trovare davanti a un prezzo stracciato, una ragione c’è sempre.

Vuol dire che su qualcosa si risparmia e che, di riflesso, ci sono maggiori rischi per la salute dei pazienti.

L’importanza del consenso informato

Nel momento in cui si decide di sottoporsi a una mastoplastica riduttiva, è necessario leggere bene il consenso informato, documento che viene consegnato alla paziente prima dell’intervento e che deve essere firmato. Nelle sue pagine si specificano tutte le complicanze alle quali si può andare incontro con l’intervento a cui sono dedicate queste righe.

Tra queste rientra, giusto per fare uno degli esempi più frequenti, la possibile compromissione dell’integrità dei dotti galattofori. Nella quasi totalità dei casi, è possibile allattare dopo una mastoplastica riduttiva. Può capitare, come già accennato, che una parte importante della ghiandola risulti compromessa. Se il rischio in questione si concretizza per motivi che non hanno a che fare con la negligenza del chirurgo, non è possibile chiedere alcun risarcimento.

Ricordiamo altresì che, se si punta comprensibilmente a non andare incontro a complicanze dopo l’intervento, è importantissimo seguire con attenzione le indicazioni del chirurgo per quanto riguarda la preparazione. Ciò vuol dire sospendere farmaci come l’aspirina se li si prende, smettere di fumare – sarebbe il caso di dire addio per sempre alle sigarette – e, durante le visite, comunicare gli eventuali farmaci che si stanno assumendo.

Da non dimenticare è il fatto che, prima di qualsiasi intervento estetico al seno, è necessario sottoporsi a una visita dal senologo. In alcuni casi, la presenza di fibromi può pregiudicare la possibilità di procedere per il chirurgo estetico.

Mastoplastica riduttiva: le tipologie di danni che si possono chiedere in caso di problemi

Nel caso in cui dovesse essere riscontrata una situazione di negligenza da parte del chirurgo che ha svolto l’intervento estetico di mastoplastica riduttiva, la paziente avrebbe diritto a chiedere i danni. Questi ultimi possono essere di due tipi:

  • Danno patrimoniale, ossia l’indennizzo economico finalizzato a coprire le perdite al patrimonio della paziente. Queste ultime riguardano il costo dell’intervento primario e dell’eventuale operazione secondaria. Si possono chiedere i danni patrimoniali anche per quanto non guadagnato durante la degenza e la convalescenza.

  • Danno non patrimoniale: sotto a questo cappello, rientrano i cosiddetti danni morali e biologici. Alla paziente sottoposta a un intervento svolto senza mettere in primo piano la massima diligenza viene riconosciuto un indennizzo in denaro con lo scopo di coprire danni che possono riguardare la riduzione dell’autostima – che nei casi peggiori può sfociare in vera e propria depressione – le insorte problematiche nella vita intima e le eventuali difficoltà nel trovare lavoro.

Concludiamo ricordando che, essendo quello della malasanità un campo molto complesso spesso al centro di cambiamenti normativi importanti, è bene rivolgersi a uno studio dove lavorano professionisti esperti. Inoltre, è essenziale presentare a questi ultimi la documentazione completa relativa sia all’intervento estetico, sia alla propria storia clinica fino al momento della suddetta operazione chirurgica.

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